Palindromi temporali
Un palindromo è
una parola o una frase che si può leggere sia da sinistra verso destra sia da
destra verso sinistra. ‘Anna’, ‘Otto’, ‘Ossesso’, ma anche intere frasi o
scioglilingua a partire dai latini: ‘In girum imus nocte et consumimur igni”. Palindromo
deriva dal greco antico: palindromos,
ossia che corre all'indietro, composto di ‘palin’ (di nuovo, all'indietro), e
‘dramein’ (correre). Guardando Arrival
il film di Denis Villeneuve, enfant prodige del cinema franco-canadese e
regista del sequel di Blade Runner,
ci rendiamo subito conto di trovarci di fronte a un palindromo che non si
limita alle parole, ma assorbe e ingloba l’intero flusso temporale della storia
narrata, sfidandoci a percorrerla in tutti sensi che osiamo scoprire fra le
micro fratture delle trama.
Dodici navi
aliene di pietra nera sono in sospensione su luoghi che non hanno nulla in
comune fra loro, aspettando che gli esseri umani si avvicinino e riescano a
comprendere qual è il messaggio di cui questi monoliti sono portatori. Per
aiutare il ‘consueto’ esercito pronto a spazzare via tutto per dimostrare la
superiorità della razza umana, viene chiamata una linguista e un fisico che
dovrebbero scoprire le reali intenzioni degli alieni, prima che l’ansia da
bombardamento compulsivo prenda il sopravvento.
Attenzione però
a etichettare questo film come un Blockbuster fantascientifico sul modello di Indipendence Day, sebbene spesso oggetti
di pietra dalla forma arrotondata sono entrati nell’immaginario collettivo come
archetipi di vita aliena, come se solo ampliando il punto di vista ben oltre la
nostra piccola sferra terraquea si potesse concepire una realtà priva dei
nostri meschini spigoli comportamentali e relazionali. Il cerchio è il simbolo
della perfezione ed evidentemente la specie umana soffre di forti complessi di
inferiorità, perché a memoria non ricordo (ma spero di essere smentito) film in
cui l’incontro ravvicinato è con una forma di vita molto più arretrata della
nostra. Persino in Alien di Ridley Scott, gli xenomorfi predatori sono più veloci, forti e spesso furbi dell’uomo.
Anche Arrival risponde a questa
regola. I giganteschi ‘eptapodi’ che la linguista Louise e il fisico Ian
incontrano nel monolite hanno sviluppato un sistema di comunicazione basato su
simboli, anch’essi sferici, che racchiudono un’intera sequenza di idee in un
unico simbolo grafico. Simboli grafici
che sono mutevoli e relativi, come sono le idee che li hanno prodotti. Da qui
parte la scoperta di Louise di un sistema di comunicazione che va ben oltre le
parole e i simboli e se Aristotele sosteneva che “vi sono momenti indivisibili
e la linea che li connette si chiama tempo”, Arrival , tratto da un racconto dello scrittore Ted Chiang, prova
a dimostrare che questa linea è percorribile in entrambe le direzioni, facendo
della nostra vita un palindromo temporale.
Commenti
Posta un commento