I 60 di Feltrinelli e gli 800.000 da recuperare
Giangiacomo Feltrinelli |
Feltrinelli festeggia i suoi 60 anni nello stesso periodo
in cui Mondadori acquista Rizzoli e l’ISTAT ci racconta che nell'ultimo anno si
sono persi 800.000 lettori. Chissà se nel 1955 Giangiacomo
Feltrinelli, membro di una ricchissima famiglia di
nobili origini e figlio di quel Carlo Feltrinelli presidente dell’Edison e del
Credito Italiano, avrebbe immaginato che 60 anni dopo, sarebbe esistita una
casa editrice che controllava circa il 40% del mercato nazionale del segmento trade (i cosiddetti libri commerciali
non scolastici).
Pronto a sfidare il fascismo come partigiano e il
comunismo con la pubblicazione di un libro (Il dottor Živago di Boris
Pasternak - edito da Feltrinelli
nel 1957) che gli costò la tessera di iscritto al partito, diventando il primo
best seller della casa editrice con 150.000 copie vendute in poco meno di tre
anni, Giangiacomo Feltrinelli era capace di scelte ardite, pubblicando testi
che avrebbero scosso la mente e gli animi dei suoi lettori, spesso con
l’obiettivo di denunciare l’iniquità di un sistema sociale, economico e
politico: da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa a Il
tamburo di latta di Gunter Grass, da La mia Africa di Karen Blixen a
Sotto il vulcano di Malcom Lowry solo per citare quelli editi da Feltrinelli
nei primi anni di attività.
Inge Feltrinelli ed Ernest Hemingway |
A Giangiacomo sarebbe succeduta nella
guida e nelle scelte editoriali la moglie Inge Feltrinelli (al secolo Fraulein Schönthal)
ex fotoreporter in viaggio per i cinque continenti, amica di Ernest Hemingway,
Italo Calvino, Christian Bourgois, Erich Linder e Roberto Olivetti. Allegra,
vulcanica, impetuosa e fiera, gli aggettivi per descrivere l’entusiasmo di Inge
per la casa editrice Feltrinelli non sembrano mai essere sufficienti. Casa editrice
che si trovò a gestire da sola, dopo che Giangiacomo si diede alla
clandestinità nel 1969. Fu lei a far conoscere al grande pubblico autrici come
Nadine Gordimer e Doris Lessing, scrittrici che hanno portato alla luce gli
squilibri politici, sociali e relazionali degli ultimi cinquant’anni, non
smettendo mai di scuotere la mente del lettore. Con queste due autrici Inge Feltrinelli
ha saputo creare un rapporto che andava ben oltre quello commerciale fra
editore e autore: «Con Nadine Gordimer e Doris Lessing ci sentiamo spesso. Con
Nadine ci sentiamo una volta alla settimana. […] l’unico editore che non ha
cambiato, siamo noi. […] Con Doris ho festeggiato il suo compleanno, sono
andata a trovarla nella sua villetta di
Hampstead, disordinatissima, piena di libri e tappeti africani.», la stessa
casa dove Doris Lessing sarebbe stata raggiunta nel 2007 dalla notizia di aver
vinto il premio Nobel.
Inge riusciva spesso a forare le
resistenze dell’essere umano che si nascondeva dietro lo scrittore, creava con
lui un rapporto profondo, fatto di piccoli gesti di presenza quando erano
necessari. Così fu per altri storici autori Feltrinelli, come Isabel Allende
che Inge andava a trovare quando la scrittrice viveva in Venezuela o Antonio
Tabucchi, che apriva la sua casa di Vecchiano, vicino Pisa, a Inge,
coinvolgendola nel flusso dei suoi pensieri. Con Inge gli scrittori riuscivano
a parlare, sentivano che l’interesse per loro era dato dalla fiducia nel loro
lavoro e dell’impatto che avrebbe avuto sui lettori e non soltanto dalle attese
per le vendite dei loro libri.
L’imprimatur di Giangiacomo e Inge perdura
a distanza di sessant’anni in molte scelte Feltrinelli, che è ancora capace di ospitare
autori radicali e di denuncia (da Zero Zero Zero romanzo inchiesta di
Roberto Saviano sul mondo della cocaina e sul suo traffico del 2013 a Congo di
David van Reybrouck, reportage sullo sfruttamento senza sosta del continente
africano del 2014, vincitore del Premio Terzani 2015), così come di continuare
a investire nelle librerie tradizionali (poco tempo fa la grande inaugurazione
della Feltrinelli nella nuova sede nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano)
in un momento di crisi del settore.
In 60 anni sono cambiate tanto anche
le librerie. Già negli anni ’60 Inge Feltrinelli si sorprendeva delle piccole e
tradizionali realtà italiane, se confrontate con quelle tedesche o francesi. Le
nostre librerie avevano ancora il bancone che divideva chi poteva toccare i
libri (il libraio) da chi dei libri poteva solo sussurrare il titolo e a cui
non era consentito sedersi in una comoda poltroncina a leggere tutto il giorno,
magari uscendo senza nemmeno aver comprato il libro gustato. Feltrinelli ha
contribuito molto a questo cambiamento di rotta. E per qualche decennio è stato
l’apripista alle grandi librerie generaliste, dove il lettore poteva vagare fra
filari di libri e dorsi di volumi, sfogliando, curiosando, avvicinandosi e
abituandosi alla lettura.
Per questo per i quarantenni e cinquantenni di oggi
la Feltrinelli è spesso sinonimo di un certo tipo di libreria che ha
rivoluzionato il modo di avvicinarsi al libro in Italia. Certo, questo sviluppo
ha mangiato molte librerie piccole e indipendenti, almeno fino a che non hanno
capito che nella differenziazione del servizio e nella specializzazione stava
la loro forza e il loro futuro (abbiamo
parlato in passato di molti casi eccellenti da preservare). Ma si sarebbero attivate in tal senso senza il ‘nemico’
Feltrinelli? A volte una grossa difficoltà può servire da stimolo per nuove
idee. È quello che ci auguriamo accada davanti al colosso Mondadori- Rizzoli:
nuove idee. Partendo dai lettori, da quei 800.000 perduti, quei lettori deboli
che si erano avvicinati al libro e la crisi ha spazzato via. Per loro,
realtà editoriali come Feltrinelli potrebbero fare molto nei prossimi 60 anni. Incrociamo
le dita.
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