Mondadori ha comprato Rizzoli. C'è chi pensa a recuperare i lettori persi?
Alla fine è successo. Il 5 ottobre è stata formalizzata la creazione della più grande realtà editoriale italiana, nata dall’acquisizione da parte della Mondadori della divisione libri del gruppo Rcs (Rizzoli). La realtà che nasce da questo accordo da 127.5 milioni di euro e che già da mesi viene denominata impropriamente “Mondazzoli” diventa così, dati ISTAT alla mano, “padrone” di circa il 40% del mercato librario nazionale.
Ebbene sì, Rizzoli, Bompiani, Fabbri, Marsilio, Mondadori, Einaudi, Electa, Piemme e Sperling & Kupfer sono oggi accumunati dallo stesso proprietario: la Fininvest di Berlusconi. Resta fuori dai giochi l’Adelphi, prima parte di RCS libri, che passerà a Roberto Calasso.
La notizia in realtà non arriva all’improvviso, già lo scorso 6 marzo il CDA Rcs aveva dato un primo parere positivo alla proposta di acquisizione di Mondadori, concedendo al gruppo editoriale di Segrate un’esclusiva per approfondire “termini e condizioni dell’eventuale operazione” fino a fine maggio, poi diventato fine settembre. Qualche notte di lavoro in più e il 5 ottobre c'è stata l’ufficializzazione con gran esultanza dei titoli azionari dei due Gruppi editoriali.
Il Gruppo Rcs ha dichiarato che potrà così dedicarsi al suo risanamento, garantendosi la liquidità necessaria per ridefinire i rapporti con le banche creditrici (Rcs attraversa da anni forti difficoltà finanziarie, sfociate anche nella vendita della storica sede de Il Corriere della Sera di via Solferino a Milano), Mondadori, per bocca del suo Presidente (Marina Berlusconi) ha dichiarato che è un passo importante per rendere sempre più solido un Gruppo che deve cercare di competere con giganti come il mastodontico Random House – Penguin, primo editore al mondo per il mercato trade, ossia quello commerciale non scolastico.
Oggi la grandezza e la “potenza di fuoco commerciale e promozionale” sono fondamentali per garantire a un titolo una visibilità che vada oltre i confini nazionali, ancor più se la lingua nazionale non è parlata da nessuno all’infuori della nazione in questione. Così è vero che acquisizione non porta automaticamente a standardizzazione, un esempio è l’Einaudi in seno alla Mondadori dal 1994, che è riuscita a conservare una sua fisionomia distinta dalla produzione editoriale di Mondadori. Certo, il conglomerato editoriale che si è creato in Italia non ha precedenti per fetta di mercato domestico controllato (la Random House – Penguin, di proprietà della inglese Pearson Plc e della tedesca Bertelsmann, copre il 26% del mercato UK) e quel 40% ha fatto drizzare le orecchie a più di un direttore editoriale, editor e autore dei marchi fino a pochi giorni fa di proprietà Rizzoli.
Ricordate l’appello lanciato da Elisabetta Sgarbi (direttrice editoriale Bompiani) contro l’acquisizione che avrebbe portato alla creazione di un gruppo dotato di troppo potere contrattuale nei confronti degli autori, della rete di distribuzione e dei lettori? Un gruppo che secondo la Sgarbi ucciderebbe le piccole e medie case editrici e punterebbe a standardizzare l’offerta per il lettore. Qualcuno potrebbe dire, pensiamo al lucido articolo di Alessandro Gazoia su Internazionale dello scorso marzo, che se Mondadori già possedeva una quota di mercato più alta di quella che oggi ha la Random House –Penguin nel suo mercato di riferimento, non era già in grado di fare ciò che Elisabetta Sgarbi paventava nel suo appello? E se sì, lo ha fatto?
Il mercato del libro in Italia ha perso più di 800.000 lettori nel 2014. Sono per lo più lettori deboli, lettori che erano già "distratti" da altro che non fosse il libro, ma che per un colpo di fortuna, una scelta editoriale più creativa di altre, le capacità narrative di un autore e per tutti questi fattori assieme, erano entrati nell’universo del libro ad annusare il terreno. La domanda che più di tutte dovremmo farci è: questo nuova grande realtà (perché ormai esiste ed è inutile pensare come se non ci fosse) potrà e vorrà far qualcosa per tentare di recuperare anche una parte di quei 800.000? O cercherà solo di “rubare” quel 6/7% di lettori forti che esistono in Italia ai concorrenti ormai troppo piccoli per contrastarli? E se quest’ultima possibilità si realizzasse, non sarebbe forse un’opportunità per Giunti, Feltrinelli e Gems di andare a lavorare sugli 800.000 ex nuovi lettori?
Domande. Scopriremo le risposte col tempo, come nei migliori thriller, scorrendo le pagine dei libri che nei prossimi anni ci capiteranno fra le mani e guardando a chi li ha pubblicati.
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