Rosso fuori, bianco e nero dentro: si apre l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.
I tre coleotteri giganti che
circondano il Parco della Musica
creato da Renzo Piano nel 2002, facendo di Roma uno dei centri più interessanti
d’Europa per l’offerta di musica
classica (e
non solo) e attirando più di un milione di persone all'anno, sono colorati
di rosso nella notte dell’8 novembre. Riflettori giganti proiettano la parola
“cinema” sulle corazze dei coleotteri, sui muri di mattoncini che li
sostengono, sulle scale di travertino che li circondano.
Coperte di una leggera nebbia rossa sembrano anche le teste delle persone stipate intorno al tappeto, anch’esso rosso, che accompagnerà le star all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che è iniziato ieri sera con la proiezione de L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi e si concluderà il 17 novembre con le proiezioni dedicate ai film premiati dalle due giurie del Festival e dal pubblico. Il Festival di Roma ha previsto, fin dalla sua creazione, un forte coinvolgimento degli spettatori, offrendo loro la possibilità di scegliere quale fra i film in concorso meritasse un premio.
Ma se il rosso è sempre stato il colore del festival, è entrando con un po’ di anticipo rispetto all’inizio delle proiezioni nel lungo corridoio che porterà gli spettatori nella pancia dei coleotteri che vi troverete immersi in una curiosa tranquillità, in un silenzio fatto di cordoni rossi ancora tesi e di guardaroba ancora vuoti, ma soprattutto di pareti di mattoni ricoperte di fotografie in bianco e nero. Fotografie di attori e registi, naturalmente. A cominciare da Massimo Troisi che nel 2013 avrebbe compiuto 60 anni.
Una mostra lo fa parlare ancora attraverso i suoi profondi e imbarazzati silenzi, attraverso i suoi occhi scuri sempre sospesi fra i suoi mondi immaginifici. Bianchi e neri che non si possono proprio ignorare e accendono il ricordo, il pensiero, le domande che, dopo aver visto i suoi film, ancora gelosamente conserviamo. Avremmo voluto raccontarvi le prime sensazioni del pubblico dopo la proiezione de L’ultima ruota del carro di Veronesi, avremmo voluto dirvi se il suo regista è riuscito a trasformare la storia di un uomo qualsiasi che si trova a barcamenarsi negli ultimi quarant'anni di storia italiana in qualcosa in più di una base sottile su cui costruire l’ennesima commedia italiana. Insomma avremmo voluto raccontarvi se dietro il film di Veronesi si nascondeva anche un po’ di quel bianco e nero che lo avrebbe fuso alla memoria del suo pubblico. Purtroppo, a causa del sistema organizzativo del Festival, che ha bisogno di migliorare molto in fatto di comunicazione e gestione degli accrediti stampa e culturali, se vuole guadagnarsi un posto nel panorama dei festival cinematografici, insieme a tanti altri, il vostro uomo non è riuscito ad accedere alla sala dove si proiettava il film.
Coperte di una leggera nebbia rossa sembrano anche le teste delle persone stipate intorno al tappeto, anch’esso rosso, che accompagnerà le star all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che è iniziato ieri sera con la proiezione de L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi e si concluderà il 17 novembre con le proiezioni dedicate ai film premiati dalle due giurie del Festival e dal pubblico. Il Festival di Roma ha previsto, fin dalla sua creazione, un forte coinvolgimento degli spettatori, offrendo loro la possibilità di scegliere quale fra i film in concorso meritasse un premio.
Ma se il rosso è sempre stato il colore del festival, è entrando con un po’ di anticipo rispetto all’inizio delle proiezioni nel lungo corridoio che porterà gli spettatori nella pancia dei coleotteri che vi troverete immersi in una curiosa tranquillità, in un silenzio fatto di cordoni rossi ancora tesi e di guardaroba ancora vuoti, ma soprattutto di pareti di mattoni ricoperte di fotografie in bianco e nero. Fotografie di attori e registi, naturalmente. A cominciare da Massimo Troisi che nel 2013 avrebbe compiuto 60 anni.
Una mostra lo fa parlare ancora attraverso i suoi profondi e imbarazzati silenzi, attraverso i suoi occhi scuri sempre sospesi fra i suoi mondi immaginifici. Bianchi e neri che non si possono proprio ignorare e accendono il ricordo, il pensiero, le domande che, dopo aver visto i suoi film, ancora gelosamente conserviamo. Avremmo voluto raccontarvi le prime sensazioni del pubblico dopo la proiezione de L’ultima ruota del carro di Veronesi, avremmo voluto dirvi se il suo regista è riuscito a trasformare la storia di un uomo qualsiasi che si trova a barcamenarsi negli ultimi quarant'anni di storia italiana in qualcosa in più di una base sottile su cui costruire l’ennesima commedia italiana. Insomma avremmo voluto raccontarvi se dietro il film di Veronesi si nascondeva anche un po’ di quel bianco e nero che lo avrebbe fuso alla memoria del suo pubblico. Purtroppo, a causa del sistema organizzativo del Festival, che ha bisogno di migliorare molto in fatto di comunicazione e gestione degli accrediti stampa e culturali, se vuole guadagnarsi un posto nel panorama dei festival cinematografici, insieme a tanti altri, il vostro uomo non è riuscito ad accedere alla sala dove si proiettava il film.
Fuori, in una fila
disordinata e inutile, con centinaia di persone, a parlare di cinema e a
domandarsi il perché di un sistema così carente in fatto di comunicazione. Ma non
è andata così male, qualcuno di noi ha riso e tanto alla fine, perché la fila era sotto le foto di Massimo
Troisi regista, mentre lavorava al suo Non ci resta che piangere.
Forse l’organizzazione del Festival ha creato questo disguido per farci apprezzare meglio i suoi bianchi e neri.
Per la prossima edizione consigliamo qualche sfumatura di grigio in meno.
Forse l’organizzazione del Festival ha creato questo disguido per farci apprezzare meglio i suoi bianchi e neri.
Per la prossima edizione consigliamo qualche sfumatura di grigio in meno.
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