Le biblioteche più strane del mondo
Le biblioteche più strane del mondo? Sul dorso di un elefante, sospese nell’aria, in una cabina telefonica, in una casetta per uccelli. I libri scuotono la nostra immaginazione, ma questo fermento sta contagiando anche i luoghi che li contengono. Qualche settimana fa in un articolo sul The Guardian, poi prontamente ripreso dalla BBC, Alex Johnson, consulente indipendente di molti magazines e blog inglesi, ha presentato il suo Improbable Libraries (pubblicato in Italia da Logos con il titolo Biblioteche insolite), una riflessione sull’evoluzione del concetto di biblioteca che non dipende solo dalle ardite scelte delle Archistar che ne costruiscono sempre di nuove nelle capitali europee, americane, arabe e asiatiche, ma anche dalle scelte dei suoi frequentatori (i lettori).
È proprio grazie all’inventiva e alle necessità di questi ultimi che sono nate le biblioteche più interessanti fra quelle citate e fotografate da Johnson in giro per il mondo, a cominciare dal progetto Little Free Library. Nato per caso nel Wisconsin (USA) nel 2009 dal desiderio di Todd Bol di creare nel suo giardino una piccola biblioteca a disposizione dei vicini, per condividere i libri che aveva amato sua madre (insegnante con la passione per la lettura), si è trasformato in pochi anni in un’idea virale che ha contagiato il pianeta (oggi se ne contano più di 25.000), spingendo i lettori a costruire mini biblioteche dalle forme più strane sparse per le proprie città e aperte a tutti. Un’unica regola: per ogni libro che si prende, se ne deposita un altro in cambio, perché le letture preferite di ogni lettore possano fluire.
Ma le idee non si fermano qui. Le librerie, ci dimostra Johnson, stanno evolvendo, non solo in forma e dimensione, ma anche per gli obiettivi che si pongono. Non basta più diffondere la conoscenza (gratuitamente!), per molti limitarsi a questo vorrebbe dire essere soppiantati da interfacce virtuali su cui possono essere caricati tutti i contenuti delle biblioteche esistenti al mondo. Facendo finta di sorvolare sul pericolo di un’unica interfaccia su cui è caricato tutto il sapere, Orwell e Bradbury ne hanno spiegato molto bene il motivo, oggi le biblioteche sono sempre più centri d’incontro, confronto e interscambio di conoscenze che aiutano i loro lettori a superare barriere sociali, economiche e geografiche.
Pensiamo alle biblioteche itineranti di Haiti, nate dopo i vari disastri naturali che hanno colpito l’isola per garantire la possibilità di leggere gratuitamente ai suoi abitanti o alla Garden Library di Tel Aviv, che aiuta i migranti nelle pratiche di asilo e nel loro processo d’integrazione con 3.500 volumi in sedici diverse lingue.
Il libro di Johnson sembra dimostrare che l’apprensione per la creazione della prima biblioteca priva di libri, nata un paio d’anni fa in Texas, vissuto come segno di un sistema in estinzione, era solo l’espressione della continua evoluzione che le biblioteche stanno vivendo. Che siano costruite su una barca o trasportate in biciletta, che chiedano o meno di restituire il libro che abbiamo preso in prestito, che siano le biblioteche più strane del mondo o semplicemente quelle del nostro quartiere, staranno “facendo” lettori ed è questo che conta.
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