Mozziconi geniali, scrittura e portacenere: il punto di vista di Florence Delay
A scriverlo è Florence Delay (stimata scrittrice e attrice, fra i pochissimi membri femminili della blasonata Académie française) di cui Nottetempo (la casa editrice romana fondata nel 2002 da Ginevra Bompiani e Roberta Einaudi) ha da poco pubblicato in Italia I miei portacenere raccolta di ricordi, idee e pensieri della scrittrice francese, dissennata e affascinante fumatrice, che considera la sigaretta la giusta metafora della risurrezione perché «finita una se ne può cominciare subito un’altra» e i portacenere raccoglitori di pensieri erranti, soprattutto quelli in argento perché nascondono con più accortezza l’entità dei mozziconi.
E se «ogni mozzicone è l’epilogo di un pensiero geniale», con questo libro Florence Delay, strizzando l’occhio, pardon la penna, a Ramón Gómez de la Serna (prolifico scrittore e aforista della prima metà del Novecento, inventore delle greguerías, frasi brevi che nascono dall’incontro fra umorismo e metafora) e a Gertrude Stein, offre al lettore un punto di vista sulle vicende umane assai originale, quello di un oggetto bistrattato e ripudiato: il portacenere.
Thomas Mann |
D’altronde è a Jean Nicot, viaggiatore, ambasciatore e scrittore francese del XVI secolo che si deve il nome (nicotina) e l’arrivo del tabacco alla corte del re di Francia. Utilizzato dalla regina Caterina de’ Medici, per curare le sue emicranie e diffusosi come una densa nuvola di fumo in tutta Europa, diventando status e mezzo di socialità della classe agiata, il tabacco pervaderà la letteratura per tre secoli, agganciandosi subito alle nuove forme espressive della fotografia e del cinema (chi non ricorda le lente e tenebrose boccate di Bette Davis?). Eppure nessuno, prima di Florence Delay, aveva provato a raccontare questo vizio cui l’essere umano sembra essere così affezionato (incurante delle conseguenze per la propria salute) partendo dalla fine: dai mozziconi.
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