La prossima Anna Karenina. Viaggio nella narrativa russa contemporanea.
Avete mai provato a passeggiare per le strade
di San Pietroburgo in una notte che stenta ad arrivare, rileggendo la
descrizione che Dostoevskij dà della città in Le notti bianche? C’è una
mia vecchia amica che lo faceva regolarmente. Si piazzava sulla Prospettiva
Nevskij, proprio in questo periodo dell’anno, quando la sera è ancora giorno
(fra fine maggio e i primi di luglio si possono superare le 18 ore di luce in
un giorno a San Pietroburgo) e iniziava a leggere e a camminare. Avanti e
indietro. Forse, come la protagonista femminile del romanzo, Nasten'ka, in
attesa di un suo antico amore che prima o poi le sarebbe apparso, dandole
un’altra opportunità. Se qualcuno se lo stesse domandando, no, il suo antico
amore non è arrivato, però la mia amica ha rimediato numerosi spintoni dai
passanti, una corposa manciata di pali in piena faccia e soprattutto una
conoscenza maniacale del testo di Dostoevskij.
Non parlatele di Tolstoj però.
So che ha fatto fare davvero una brutta fine ad Anna Karenina, non peggiore di quella che il grande romanziere
russo ha decretato per la sua protagonista, ma decisamente più umida. La copia
della mia amica dovrebbe essere ancora nel fiume Neva a sciogliersi e ghiacciarsi,
anno dopo anno, turbamento dopo turbamento di una delle protagoniste femminili
più famose della narrativa del XIX secolo. Ma se le opinioni possono essere
fortemente antagoniste sul valore dei personaggi di Dostoevskjy e Tolstoj (è un
po’ come chiedersi se siano più importanti i Beatles o i Rolling Stone nella
storia della musica contemporanea), non si può negare che tutto il XX secolo e
almeno l’inizio del XXI siano ancora influenzati dalla grande letteratura russa
di Dostoevskij, Tolstoj, Gogol’, Pasternak, Puskin, Cechov, Majakovskij,
Solženicyn. Così, a poche settimane dall’assegnazione del Puskin House Russian Booker Prize 2014 (premio letterario inglese dedicato al mondo della cultura e letteratura
russa) e in concomitanza con i fitti scambi culturali dell’UK-Russia Year of Culture, evento dedicato alla cultura di quella che Putin ritorna a definire Eurasia (per enfatizzare che l’unica
strada possibile per il suo paese sia quello di porsi come terza via fra Europa
e Asia), in Gran Bretagna ci si interroga
su chi siano (e se esistano) gli eredi di questi grandi narratori. E se
qualcuno inizia già a fare i primi paragoni fra Cechov e Michail Šiškin,
scrittore russo, trapiantato a Zurigo, tradotto in italiano da Voland,
ricordando poi autori già consolidati come Ludmila Ulitskaya, che con il
suoDaniel
Stein traduttore (tradotto in Italia da
Emanuela Guercetti per Bompiani nel 2010) ha venduto più di 250.000 copie solo
in Russia, iniziano a diffondersi fuori dai confini nazionali anche altri nomi.
A cominciare da Elena Čižova e le sue ricerche del passato (tradotto in
italiano da Denise Silvestri per Mondadori nel 2011 il suo Il
tempo delle donne) o da Boris Akunin e i suoi gialli con
protagonista uno Sherlock Holmes in chiave russa (pubblicato in Italia da
Frassinelli). Se ci siano davvero fra
questi autori i discendenti artistici dei romanzieri russi del XIX secolo, lo
dirà il tempo, anche se parte della stessa intellighenzia russa non sembra
pensare che ne valga la pena perché privi (i nuovi
autori) del necessario coraggio di turbare le autorità.
Noi nel frattempo una lettura curiosa e
aperta potremmo comunque concederla.
Commenti
Posta un commento